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LA VERGOGNA MONDIALE DI ROMA

Anni luce di distanza dall'America, dove alla Columbia University ha potuto parlare nientemeno che Ahmadinejad...(che si fa le foto sorridente con Mortadella), con tutte le stronzate che spara (tipo "da noi non ci sono gay", te credo, li ammazzano), a Roma invece non può parlare il capo spirituale di milioni di persone, nel suo paese, nella sua città, all'università "LA SCEMENZA"...
Roma città Santa, luogo principe dei cristiano-cattolici? Una vergogna mondiale.

Ho sentito al tg la BOIATA DEL SECOLO, di uno studente comunista di Roma:
"Il Papa non viene perchè non accetta che ci sia chi la pensa diversamente".
mwahahahahaha applausone!!! standing ovation!!!!
Sì, è colpa sua, e anche un po' del governo precedente.

Meravigliosi i "professoroni" (stile Mortadella) scienziatoni di Roma che rifiutano il Papa... (ridicolissimi, hanno pure sbagliato a cercare su internet..). Perchè, secondo loro, il Papa "offende chi è ateo" e gli ebrei e i musulmani (ma Roma è in Italia o in Arabia Saudita?). Ho sentito le interviste agli "studenti impegnati" pippati comunisti de rrrRoma, robe tipo:

"aò, er Papa nun ce deve venì qui"...

Uè tipo, c'hai una siga? ... Tutti intelligentoni, antropologicamente superiori.


MORATORIA PER LE PROFUMERIE

Chi volesse fare sul serio come Padre Pietro Gheddo, questo almeno penso io, proporrebbe semmai una moratoria sulle Olimpiadi in Cina: e magari partendo proprio dall’aborto. Non è solo la nazione dove infatti vengono giustiziati più individui che in tutti i Paesi del mondo messi insieme: è la nazione, atea e non laica, della disgraziatissima politica del figlio unico, è il luogo dove è capitato che funzionari statali affogassero i neonati secondogeniti in una risaia: e fioccano le testimonianze. Da noi c’è la 194, da loro non c’è nulla: l'aborto viene praticato sino al nono mese (a calci, se necessario) e le autorità estraggono dai feti il collagene che serve a produrre cosmetici destinati peraltro al mercato europeo: ne parlò anche l'inglese Guardian, gli aborti sono nelle profumerie. La Cina non è l’India o la Corea, dove pure avvengono orrori paragonabili: è il noto partner commerciale, è lo Stato che pretende d’influire sulla nostra agenda diplomatica e che minaccia ritorsioni: mentre noi niente, noi andiamo in Cina a lanciare il giavellotto. Ma boicottare le Olimpiadi non sarebbe una campagna mirante in particolare a provocare o a dividere: solo a ridurre il danno, unendo laici e cattolici. Non è roba per Giuliano Ferrara, temo.
Filippo Facci www.ilgiornale.it